Fondazione Antonietta e Riccardo Paoletti Onlus

Attività a cavallo – relazione ASD JOIN UP

Relazione dei primi dieci incontri di Educazione e di Attività assistita con la mediazione del cavallo effettuata dalla dott.ssa Ilenia Tonetto e dalla dott.ssa Annalisa Bianchi.

Tutti i genitori della Fondazione ringraziano lo staff della “A.S.D. JOIN UP” per questa prima parte del progetto, svolto con grande competenza, professionalità e molta pazienza.

Arrivederci a settembre!

ASD JOIN UP

JOIN UP” a.s.d. – Via Garibaldi 10 Marcon (Ve)

Relazione sui primi 10 incontri di attività educative assistite con il cavallo per i ragazzi della Fondazione Paoletti presso la ASD “La corte dei cavalli” di Mestre (Ve).

DESTINATARI

Il progetto è rivolto ai bambini/ragazzi della Fondazione Paoletti ed ha come obiettivo generale quello di permettere l’acquisizione di maggiore autonomia possibile, attraverso lo svolgimento di un percorso ludico-ricreativo ed educativo con i cavalli, esperienza esclusiva sia per quanto riguarda il contesto, sia perché si svolge attraverso la mediazione del cavallo, grazie ai notevoli benefici legati al suo movimento ed alla relazione che si instaura con l’animale.

CHI SIAMO

  • Dott. Ubaldo Vaglieri, di Conegliano (Tv), medico veterinario, specializzato in interventi assistiti con gli animali

  • Dott.ssa Ilenia Tonetto, di Marcon (Ve), psicologa clinica e di comunità, specializzata in riabilitazione equestre, tecnico di equitazione ricreativa per disabili ed operatore di pet therapy;

  • Dott.ssa Annalisa Bianchi, di Mestre (Ve), Laurea in infermieristica; Master di primo livello in Riabilitazione Equestre presso università di Firenze

  • Dott.ssa Alessia Grandesso, di Bassano del Grappa (Vi), psicologa clinica, conduttrice dell’animale ed operatrice in pet-therapy e riabilitazione equestre.

CONTENUTO DEL PROGETTO

Il presente progetto prevede un percorso di Educazione Assistita con la Mediazione del Cavallo e Attività Assistita con la mediazione del cavallo per 12 Bambini/ ragazzi della Fondazione Paoletti. Il percorso ha una durata complessiva di sei/sette mesi, con inizio a fine aprile 2017. Gli incontri sono a cadenza settimanale, con la divisione in due gruppi nei pomeriggi dei giorni di lunedì e giovedì, dalle ore 14 alle ore 19. Le sedute sono individuali ed hanno una durata di 30 minuti ciascuna.

Le attività vengono svolte presso l’a.s.d “La corte dei Cavalli”, sito in Trivignano (Venezia).

In generale gli obiettivi sono:

  • offrire l’inserimento in un contesto “non-medico” e le relazioni sociali con altre persone che lo frequentano

  • aumentare l’autostima attraverso l’esperienza di relazione con un animale imponente come il cavallo ed attraverso la possibilità di condurre tale animale

  • favorire l’autonomia attraverso l’assegnazione di consegne via via più complesse e attraverso l’acquisizione della capacità di gestire da terra e/o in sella il cavallo

  • aumentare la concentrazione e la capacità attentiva

  • favorire il potenziamento della produzione linguistica

  • favorire la responsabilizzazione

  • far acquisire la capacità di rispettare regole, tempi e modalità di esecuzione delle attività

  • favorire le capacità mnemoniche

  • educare ai cambiamenti di cavallo e/o di operatore

  • favorire un aumento dell’autocontrollo

  • educare a vedere le cose da una differente prospettiva anche attraverso la scoperta dello spazio posteriore.

RESOCONTO DEI PRIMI DIECI INCONTRI.

I cavalli e le attività presentate hanno suscitato interesse e partecipazione per la maggior parte dei ragazzi.

Alcuni ragazzi hanno continuato le attività in sella già intraprese l’anno precedente, altri hanno iniziato per la prima volta questo tipo di percorso accettando sia le attività da terra sia quelle in sella, qualcuno invece ha preferito seguire l’aspetto di cura, accudimento e relazione con il cavallo e con gli animali da cortile presenti presso la struttura.

Per quanto riguarda le attività svolte finora possiamo distinguerle in:

  • attività di accudimento e relazione con il cavallo: pulire il cavallo, sellare e dissellare il cavallo, condurre a mano il cavallo a brucare l’erba sul prato, preparare secchi di alimenti da somministrare al cavallo.

  • Attività in sella: salire e scendere correttamente sul cavallo, rispettando i tempi e le modalità spiegate; indossare il caschetto di protezione; svolgere esercizi di ginnastica per le braccia, per l’equilibrio e la coordinazione, per l’acquisizione di nuovi schemi mentali; rispettare i tempi di attesa e di movimento in sella ed i tempi dei giochi proposti; imparare a scegliere tra più proposte di gioco e/o attività; imparare ad esprimere le proprie richieste sulle attività desiderate o su eventuali difficoltà; riuscire a controllare manifestazioni di ansia, frustrazione e rabbia di fronte ad imprevisti, attese e richieste nuove; conduzione autonoma del cavallo attraverso l’uso delle redini.

Per le attività in sella sono stati impiegati: fascione, pad e sella all’inglese. Il fascione ed il pad hanno permesso di svolgere con alcuni ragazzi e in determinati momenti attività di maternage (una specifica serie di procedure dove il terapista monta sul dorso del cavallo bardato con il fascione da ippoterapia insieme al giovane paziente, aiutandolo e sostenendolo per favorire il raddrizzamento capo-tronco, stimolare azioni motorie particolari).

Ciascun ragazzo ha obiettivi individuali personalizzati; in base a questo possiamo dire che gli obiettivi minimi sono stati raggiunti per tutti i partecipanti; per gli incontri successivi ci si propone di rafforzare ciò che è già stato acquisito e di apprendere nuove abilità.

dott.ssa Ilenia Tonetto e dott.ssa Annalisa Bianchi

JOIN UP a.s.d.- via Garibaldi, 10 Marcon (Ve)

“D.M.T.” – Relazione Sig.ra Francesca Puppin

Relazione della Sig.ra Francesca Puppin relativa al primo ciclo di Danza Movimento Terapia per quattro ragazzi della Fondazione iniziato a novembre 2016 e concluso lo scorso maggio.

I genitori della Fondazione ringraziano la Sig.ra Puppin per l’impegno profuso lungo tutto il percorso, svolto con grande professionalità e competenza.

 

 “ SGUARDI E GESTI “

Progetto di laboratorio di Danza-movimento terapia per i bambini della fondazione Antonietta e Riccardo Paoletti Onlus.

 

OBIETTIVI DEL PROGETTO

Sviluppare la capacità di differenziazione tra sé e l’altro per accrescere l’autocontrollo e migliorare l’inter-azione con l’altro e con l’ambiente. Provvedere ad un sistema di comunicazione adeguato attraverso l’integrazione degli input sensoriali con la coscienza corporea. Accrescere la concentrazione, canalizzare l’attenzione, elaborare ed organizzare gli stimoli. Eliminazione di comportamenti violenti, autodistruttivi e gesti bizzarri.

MODALITA’ DI ATTUAZIONE

Il setting è costituito da una grande stanza rettangolare con due finestre disposte ai lati opposti e dalle quali si può osservare il ‘mondo fuori’ nella luce del giorno. L’accesso alla sala è preceduto da un’anti-sala ove si ripone ciò che all’interno non serve, uno spazio che precede l’attività. Nella sala un armadio che contiene cuscini e materiali di gioco da un lato, e dall’altro una cesta contenente oggetti di forma e qualità diverse. Entrambi accessibili e prive di serratura. Solitamente arrivo prima per preparare la stanza, disporre i materiali e costruire un centro simbolico che possa assumere un significato di affiliazione e di cerchio, un contenitore simbolico ove ci si possa tuffare e abbia posto sufficiente per tutti.

Il percorso è composto da tre fasi: la fase iniziale o del contatto, la fase centrale o di trasformazione e la fase finale o di separazione.

La fase iniziale è caratterizzata principalmente da un tempo di presentazione, osservazione ed apprendimento delle regole della relazione. Il primo approccio che porta in sé la persona così com’è e dove si trova in quel momento, fu ricco di movimenti incontrollati e di distanze al limite delle pareti prediligendo le finestre che a mio avviso sono simbolo di scudo protettivo, ove gli sguardi vengono celati dalla presentazione del dorso e delle spalle oppure da inclinazioni e posture diagonali che mimetizzano alla terapeuta la possibilità di un contatto visivo. Il mio stare lì con loro senza giudizio ed offrendo delle possibilità nella coreografia del movimento utilizzando i materiali come fonte creativa di divertimento, ha progressivamente aiutato i piccoli utenti ad abbassare le difese e lasciarsi contattare individualmente, ognuno nella sua specificità ed a favorire una espressione più interna, senza percepire l’incontro come una lezione.

La fase centrale si veste di una maturazione ove gli utenti si arricchiscono di una consapevolezza temporale e spaziale dell’incontro settimanale, saranno loro stessi a manifestare in famiglia il piacere di partecipare nonostante la densità delle loro giornate. Il gruppo ha permesso ai membri di entrare in contatto ed in relazione con l’altro. Le coreografie della relazione in questa fase entrano in una dimensione di divertimento e possibilità di mostrarsi all’altro senza il timore di essere ammoniti o giudicati. Il gioco ha creato la possibilità, alla terapeuta ed a loro, di incontrarsi nelle difese, permettere a questa banda di scatenati di sfogare le proprie tensioni per lasciare spazio all’attenzione ed alla condivisione, rispettando la libertà del loro movimento. La coreografia del movimento individuale assume un aspetto collettivo, le distanze si riducono fino all’abitare insieme quello spazio centrale della stanza simbolico di un contenitore comune ove tutti si possono vedere e tutti possono essere visti senza differenze o dislivelli, e sentirsi finalmente parte di un insieme collettivo ove ognuno può fare esperienza di sé assieme all’altro in un clima divertente e dunque di piacere.

La fase finale, quella degli ultimi incontri si caratterizza per l’acquisizione di una autonomia del gruppo. Sono loro stessi che scelgono i materiali di gioco e li dispongono a loro piacere, quindi esprimono una intenzione. Condividono poi capriole e rotolamenti sostenuti dal pavimento e la composizione/scomposizione di diadi i cui movimenti vengono imitati e trasformati secondo la decisione dell’uno o dell’altro. Vi è dunque la prima acquisizione di tridimensionalità ove vi è spazio anche per altro e per l’altro. La loro capacità di prestare/ canalizzare l’attenzione a qualcosa che suscita interesse si palesa nell’aumentata concentrazione rispetto ad un oggetto o al richiamo del compagno di gioco. Gli stati di tensione muscolare sono più diradati e i movimenti stereotipati (stati d’ansia), compaiono solo nei momenti di discordanza o nel momento di saluto/separazione da ogni incontro.

CONCLUSIONI. Il  gruppo nelle sue fasi ha affrontato un viaggio tutto nuovo per piccoli esploratori ed anche per la terapeuta, i mezzi di navigazione si sono creati e scoperti durante l’ingresso in mare. La musica che ci ha accompagnato in quasi tutti gli incontri, forse come co-terapeuta, verso il concludersi del viaggio a volte non era più necessaria. Le risate, i suoni, i gorgheggi e i ritmi dei partecipanti colmavano il silenzio di un vuoto che progressivamente si è fatto pieno della creatività di ognuno e del proprio modo di essere.

Francesca Puppin

“Laboratori di autonomia”. Relazione dott. Patrick Bello

Relazione del Dott. Patrick Bello relativa alla prima sessione del progetto “laboratori di autonomia” iniziata ad ottobre 2016 e conclusa lo scorso maggio. Con l’auspicio di una prossima collaborazione, i genitori della fondazione ringraziano il dott. Bello per l’impegno e l’aiuto dato ai nostri ragazzi, con competenza e professionalità.

 

Gentile Presidente,

“Il laboratorio delle autonomie si configura come una spazio in cui i ragazzi sperimentano e imparano piccole autonomie che possono diventare grandi risorse nella vita quotidiana. Nello specifico vengono coinvolti nella preparazione di cibi dove le singole azioni come, tagliare, sbucciare, ordinare e sistemare diventano indispensabili per la composizione di cibi semplici e veloci. Oltre ai singoli aspetti educativi relativi alla preparazione, i ragazzi sono coinvolti anche nelle interazioni sociali che avvengono all’interno del gruppo. Ogni ragazzo è seguito da un tutor che facilita i compiti e le interazioni con gli altri”.

Dott. Patrick Bello

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